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DARE IL BUON ESEMPIO PER UNA BUONA EDUCAZIONE

La buona educazione parte dalla coerenza tra ciò che vorremmo diventassero i nostri figli e i comportamenti che i genitori mettono in atto. I genitori sono lo specchio in cui i figli si riflettono.  

I bambini e i ragazzi assorbono i comportamenti degli adulti di riferimento, ripetendo tutto ciò che vedono e sentono. Avere un occhio costante puntato su di noi, pronto a registrare e a riprodurre tutto ciò che vede, può non essere semplice perché costringe i genitori a selezionare ciò che può essere produttivo e buono per l’educazione e il comportamento dei loro figli. Essere genitori è una sfida ma bisogna cercare di mantenersi coerenti in ciò che diciamo e facciamo perché i nostri figli costruiranno il loro comportamento su di noi, sul nostro modo di comportarci e di vivere. Meglio essere coerenti oggi che cercare, un domani, di modificare un comportamento ormai definito.

NON ESISTONO BAMBINI MALEDUCATI

Spesso si tende ad accusare il bambino per comportamenti sbagliati, senza chiedersi perché ha agito così o dove ha appreso quel comportamento. I bambini imparano per imitazione: imitano i genitori, gli insegnanti, gli altri bambini. Imparano comportamenti giusti e sbagliati in egual misura, senza fare differenza. È compito degli adulti scegliere il comportamento da mostrare e, quindi, insegnare. Un bambino imparerà l’empatia solo se il genitore si mostrerà empatico ed attento ai bisogni non solo del proprio figlio ma anche di chi gli sta intorno. Così imparerà l’educazione solo se avrà avuto modo di osservarla in famiglia. I genitori dovranno intervenire a correggere il comportamento quando il bambino mostrerà di comportarsi diversamente da come vogliono che si comporti. Non esistono bambini pigri, maleducati o disordinati ma genitori che desiderano ottenere dal proprio figlio un comportamento che loro per primi non mettono in atto.

COME INTERVENIRE OGGI?

 “Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi”

 non rimandare a dopo la possibilità di mostrare a tuo figlio come vorresti che si comportasse. Questo permette di risparmiare tantissimo tempo.

Iniziate da voi stessi

Siate i primi ad adottare uno stile di vita sano e coerente. Ogni giorno mostrate con il vostro comportamento quello che vorreste dai vostri figli. “L’esempio vale più di mille parole”: evitate lunghe prediche in favore del vostro buon esempio!  

Non gridate

Il ruolo di un genitore è difficile, così come mantenere la calma in alcuni momenti. Tuttavia nei momenti più difficili cercate di non gridare. Se lo farete i vostri figli assimileranno questo comportamento come accettabile, tagliando definitivamente la possibilità di instaurare un clima comunicativo. Se non riuscite a mantenere la calma allontanatevi e riprendete fiato. Ogni intervento fatto gridando sarà inutile e controproduttivo per il futuro.

Non abbiate paura di sbagliare

I figli non ci chiedono perfezione, né di non sbagliare mai. Gli errori si commettono ma ciò che potrete insegnare ai vostri figli è che gli errori si possono riconoscere, che si possono correggere ed andare avanti. Se glielo mostrerete loro lo impareranno.

Dimostrategli che gli volete bene

Fate vedere che siete felici, che gli volete bene e che siete orgogliosi di loro. I bambini impareranno a riconoscere in loro emozioni importanti, sapendo che possono condividerle con voi. Costruiranno la fiducia in loro stessi, consapevoli di ciò che accade fuori e dentro di loro.

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Diventare genitori: un cambiamento a più livelli


diventare genitoriLa decisione di intraprendere la strada della maternità è preceduta, nella maggior parte dei casi, dallo svilupparsi di un desiderio, da parte della coppia, che cresce nel tempo, alimentandosi di aspettative per il futuro neonato e per la nuova famiglia che sta per nascere.

Quindi, diventare genitori è per lo più un’esperienza naturale e spontanea, anche se non sempre priva di conflitti. La nascita di un figlio può essere per molte donne il coronamento di un sogno che, a volte, viene raggiunto solo dopo un lungo e non sempre facile percorso. In questi casi il desiderio di maternità, che nella donna può anche intrecciarsi e confondersi con quello per la gravidanza, influenza e a volte complica le dinamiche tra i futuri genitori.

Senza dimenticare la gioia che deriva dalla nascita di un bambino desiderato e “pensato”, ricordando che ciò non mette in crisi una coppia ben strutturata, è bene presentare i problemi che possono manifestarsi con l’arrivo di un figlio. Le difficoltà possono farsi sentire in diversi aspetti della vita coniugale. Alcune coppie riescono a riorganizzare la propria vita ed approfondire la relazione di coppia attribuendole ulteriore significato, ma c’è anche chi non ce la fa.

Innanzitutto la nascita di un figlio rappresenta l’arrivo di un nuovo elemento che s’inserisce all’interno di una configurazione relazionale già prestabilita. Affinché il bambino possa trovare il suo posto nella coppia genitoriale, è necessario che le relazioni preesistenti vengano ridefinite e modificate . Il nucleo familiare si trasforma, passando da “diade” a “triade”, mentre la coppia da “coniugale” diventa “genitoriale”.  Anche qui è necessaria una certa flessibilità dei ruoli e delle relazioni, per evitare che una condizione non escluda l’altra. Entrambi i partner andranno incontro ad una ridefinizione del loro ruolo e della loro identità: non più solo coniugi ma anche genitori, in un’ottica di flessibilità e di interdipendenza. Tutto ciò può essere complesso se effettuiamo questo tipo di analisi, ma per fortuna è un processo che, se non incontra ostacoli, avverrà in completa autonomia e per lo più inconsapevolmente.

Nel caso in cui, invece, s’incontrano delle difficoltà, il processo può interrompersi e creare dei problemi di adattamento alla nuova situazione. Nella classificazione del PDM (manuale diagnostico psicodinamico) il disturbo dell’adattamento si manifesta con risposte di tipo disadattivo a fattori di stress psicologico come può essere una malattia, cambiamento sul lavoro, la nascita di un figlio. Gli stati affettivi sperimentati variano a seconda delle persone ma, generalmente, di sottofondo c’è un vago disagio che deriva dalla sensazione di essere in un momento di cambiamento o di passaggio. Possono presentarsi  comportamenti  caratterizzati da un’attenzione eccessiva che si focalizza sul fattore che provoca stress o un’evitamento difensivo di ciò che rappresentano i cambiamenti che la persona deve affrontare. Ciò che è a rischio, nella situazione in cui ci si trova ad affrontare la nascita di un figlio, è innanzitutto la capacità di accoglimento che può subire un’interferenza e concretizzarsi nella difficoltà a prendersi cura del neonato, anche semplicemente a livello fisico. Successivamente può venire a mancare quell’ atteggiamento materno di ricettività, identificato con il termine tecnico di rêverie, che permette al neonato di comunicare i propri stati interni, mentre alla madre di rispondere adeguatamente. È chiaro che, soprattutto nei primi mesi, è la madre che corre il rischio maggiore di non adattarsi a questa nuova situazione.  E’ impegnata notevolmente nelle prime cure e da lei dipende la sopravvivenza del neonato.

I problemi che possono insorgere con la nascita di un figlio non riguardano solo aspetti legati all’ambiente esterno o alla ridefinizione dei ruoli. È molto importante anche l’esperienza interna legata al “diventare genitori”. Innanzitutto la nascita di un figlio porta con sé sentimenti di perdita, sia di tipo reale che immaginario. Il senso di perdita o di rinuncia interessa aspetti della propria vita come il sentirsi esclusivamente figli, moglie o marito e possono portare con sé sentimenti e angosce depressive legate a questo cambiamento. Sia la madre che il padre possono entrare in competizione con le proprie figure genitoriali che possono riattivare problemi e difficoltà legate a dinamiche del passato. Tutti questi aspetti, insieme ad un senso di insicurezza interiore, possono ostacolare ed impedire la piena adesione al nuovo ruolo. Diventare genitori, che richiede un complesso lavoro psicologico, è solo l’inizio della crescita e della trasformazione continua, sia delle dinamiche familiari ma anche, e soprattutto, personali.

Così come tutto ciò che è vita cambia nel tempo, anche il ruolo di genitore nasce, cresce e si trasforma.

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