Aspettiamo le vacanze estive a lungo per poterci liberare dallo stress, dalle preoccupazioni e dai problemi accumulati durante tutto l’anno.
Il desiderio di “staccare la spina” è forte, ma siamo davvero capaci di farlo?
E’ frequente vedere sotto l’ombrellone persone che controllano mail di lavoro, che rimangono “collegati” con l’ufficio e con quello che succede o che rispondono ai clienti, magari, a diversi chilometri di distanza. Grazie ai social network o ad applicazioni come WhatAapp siamo costantemente connessi con il lavoro, con conoscenti, amici e parenti: praticamente in qualunque parte del mondo è come se fossimo sempre a casa.
Rimaniamo, quindi, ancorati al nostro lavoro ma anche alla nostra quotidianità, portandoci dietro il peso delle preoccupazioni.
Se prestiamo attenzione al termine “vacanza”, che deriva dal latino vacantia e significa “essere vuoto, libero”, possiamo notare come questo significato ha perso di significato ai giorni nostri. Sono sempre meno i momenti in cui siamo “liberi” o in una condizione in cui non siamo impegnati in qualche attività, di lavoro o ricreativa. I figli delle ultime generazioni – i cosiddetti nativi digitali – ormai vivono una vita piena, dove gli impegni scolastici si incastrano a quelli ricreativi perdendo però, in questo modo, il loro valore di svago e recupero di energie sia fisiche che psichiche. I negozi e le attività commerciali sono onnipresenti, cancellando dalla settimana l’unico giorno che dovrebbe essere riservato al riposo, sia del venditore che del cliente.
Ma ritorniamo alle vacanze: percorriamo chilometri per allontanarci da una quotidianità stressante e pressante e per trovare quella tanto desiderata tranquillità. Eppure quando finalmente l’abbiamo trovata, e raggiunta, cerchiamo di riempirla ripristinando un collegamento con ciò che abbiamo lasciato a casa.
Quali sono i rischi? Innanzitutto un sovraccarico: immaginate un computer che rimane sempre acceso, a lungo, senza mai spegnerlo. Per quanto sia stato progettato per lunghi periodi di attività con il tempo andrà incontro a problemi di funzionamento. Ciò che succede nell’uomo si registra sotto forma di aumento dei livelli di stress, una diminuzione sempre maggiore di resistenza alle frustrazioni, nervosismo e stanchezza generalizzata.
Cosa si può fare? Rendete effettiva la distanza fisica che mettete tra voi e la vostra quotidianità, limitando il più possibile tutto ciò che vi richiama la vostra casa e il vostro lavoro. Ci sarà tempo di postare su Facebook i vostri ricordi: vivete in prima persona le esperienze, per poi condividerle successivamente con chi vorrete.